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Teatro, 08-09-2024 |
Davide Cornacchione |
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Puccini: Tosca, Arena di Verona, 30. August 2024
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La Tosca all’Arena richiede il bis. Dell’intera opera. |
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All’interno del cartellone del 101° Arena di Verona Opera Festival, dedicato
in gran parte alla figura di Giacomo Puccini di cui cadrà a novembre il
centenario della scomparsa, Tosca è stato probabilmente il titolo che, dal
punto di vista degli interpreti ha fornito i maggiori spunti di interesse.
Se infatti le prime repliche hanno visto impegnati tre fuoriclasse
del calibro di Anna Netrebko, Yusif Eyvazove Luca Salsi (qui la recensione
della prima del 2 agosto), non da meno erano i nomi di quello che usualmente
viene definito il “secondo cast”, protagonista dell’ultima replica, ovvero
Elena Stikhina, Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier, al punto che si è reso
indispensabile tornare in Arena per un bis, stavolta non di un’aria ma
dell’intera opera.
Regia naturalistica e lineare Riguardo lo
spettacolo, integralmente firmato da Hugo de Ana (regia, scene costumi e
luci), rimandiamo alla precedente recensione, non essendo mutato
sostanzialmente nulla. Va solo aggiunto che la regia, caratterizzata da
un’impostazione naturalistica e lineare, consente anche a quegli interpreti
che vengono coinvolti magari per una sola recita preceduta da una veloce
prova tecnica (prassi legata allo star system e purtroppo sempre più
frequente nei teatri a livello internazionale) di disimpegnarsi
efficacemente sulla scena con risultati nel complesso apprezzabili.
Tre grandi interpreti che non hanno deluso le aspettative Il vero motivo
d’interesse era comunque costituito dai tre solisti che hanno
sostanzialmente confermato le aspettative. Jonas Kaufmann, che è sembrato
vocalmente più in forma rispetto allo scorso anno, ha sfoggiato il suo
timbro caldo e bronzeo, grazie al quale ha modellato un Cavaradossi
chiaroscurato, ricco di sfaccettature: ironico e guascone nel primo atto,
eroico nel secondo e malinconico ed interiorizzato nel terzo, raggiungendo
l’acme in un’esecuzione di “E lucean le stelle” di grande introspezione che
gli è valsa il più lungo applauso a scena aperta della serata.
Nonostante la voce non abbia più lo squillo di qualche lustro fa, quando il
tenore bavarese debuttava con Cavaradossi, il fraseggio è sempre
raffinatissimo e la salita all’acuto solida e spavalda.
Elena
Stikhina è stata una Tosca dalla voce sontuosa e dalla solida linea di
canto. I centri sono pieni e rigogliosi, gli acuti svettanti ed il fraseggio
è ben curato. Tuttavia, se la cantante convince, sull’interprete rimangono
alcune perplessità.
Il soprano russo ha dato l’idea di non cogliere
fino in fondo la complessità di Tosca, pertanto il personaggio è rimasto in
superficie, nonostante un “Vissi d’arte” raccolto e partecipe. Non hanno
giovato poi alcune frasi chiave quali “E avanti a lui tremava tutta Roma”,
parlato e non cantato e un “Ecco un artista” dai tratti eccessivamente
veristi. Nel complesso un’esecuzione apprezzabile ma con dei margini di
crescita.
Quello di Ludovic Tézier è uno dei più bei timbri
baritonali del nostro tempo per morbidezza e ricchezza del suono, al quale
si aggiunge un fraseggio ricco e screziato che lo rendono l’interprete
ideale di figure nobili ed aristocratiche. Caratteristica quest’ultima che
l’ha portato a tratteggiare uno Scarpia eccessivamente grand seigneur che
anche nei passaggi brutali dava l’impressione di non perdere il suo aplomb.
Nonostante quindi una voce ed una linea di canto magnifiche, il capo della
polizia difettava di incisività.
Uno spettacolo musicalmente in
crescita Ottimi i comprimari, ovvero Gabriele Sagona (Angelotti), Giulio
Mastrototaro (Sagrestano) Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone),
Carlo Striuli (Carceriere), Erika Zaha (Pastorello), le cui interpretazioni
sono cresciute nel corso delle repliche e sono risultate ancora più a fuoco
rispetto al debutto.
Discorso analogo per la concertazione di Daniel
Oren che, se da una parte denotava una certa prudenza, vista l’esiguità
delle prove con il cast, dall’altra si è rivelata meno enfatica e più
attenta nello scavo della partitura e nel rapporto con i cantanti rispetto a
quanto ascoltato ad inizio agosto.
Alterna la prova del Coro della
Fondazione Arena diretto da Roberto Gabbiani: se da una parte si è ben
distinto nel Te Deum, che chiude il primo atto, dall’altra nel coro fuori
scena che apre il secondo ha mantenuto un volume eccessivo che ha coperto
palcoscenico e orchestra fino quasi ad annullarli.
Al termine
un’Arena piena, anche se non esaurita, ha tributato applausi calorosi a
tutti gli interpreti con particolare entusiasmo per Kaufmann.
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