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Ansa, 13 marzo 2022 |
di Luciano Fioramonti |
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Puccini: Turandot, Rom, Accademia di Santa Cecilia, 12. März 2022
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Magica Turandot, la prima volta di Pappano incanta Roma |
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A Santa Cecilia ovazione per Kaufmann, Radvanovsky e Jaho |
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"Straordinaria la prima".
E' stata un successo trionfale a Santa
Cecilia la versione in forma di concerto di Turandot proposta stasera da
Antonio Pappano, che non l'aveva mai diretta, con un cast stellare di voci
in cui hanno spiccato il tenore tedesco Jonas Kaufmann e il soprano
americano Sondra Radvanovsky, anche loro al debutto nei ruoli di Calaf e
della gelida protagonista del capolavoro pucciniano.
Il pubblico
delle grandi occasioni che ha occupato ogni posto disponibile della sala
dell'Auditorium Parco della Musica non ha risparmiato lunghi applausi nei
passaggi più conosciuti del dramma fino all'immortale 'Nessun dorma' reso
con intensità da Kaufmann. L'orchestra ancora una volta ha offerto una prova
superba delle capacità ormai consolidate sotto la guida del direttore anglo
italiano. Apprezzate allo stesso modo le prestazioni del Coro e del Coro di
Voci Bianche, istruiti dal maestro Piero Monti. E se in qualche modo ci si
aspettava l'exploit per la ''prima volta' del direttore - salutato da una
interminabile standing ovation finale - e delle due star internazionali del
canto che hanno occupato la scena, anche le voci degli altri personaggi
hanno conquistato i 2100 spettatori, soprattutto la appassionata Liù del
soprano albanese Ermonela Jaho che nel primo atto ha strappato l'applauso a
esecuzione in corso, e poi Michele Pertusi che è stato un solido Timur,
Leonardo Cortellazzi (Altoum), Gregory Bonfatti (Pang), Siyabonga Maqungo
(Pong), Mattia Olivieri (Ping) e Michael Mofidian (un Mandarino).
Turandot, nella lettura con l'intero finale scritto da Franco Alfano dopo la
morte improvvisa di Puccini, ha così mantenuto le promesse dell'evento
musicale dell'anno annunciato dall'Accademia Nazionale, sancito dalla
registrazione eseguita nei giorni scorsi per il cd che Warner Classic
pubblicherà nel 2023, in vista dei centenario della morte del compositore
lucchese l'anno successivo. Giacomo Puccini cominciò a lavorare all'opera,
il suo testamento musicale, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
basato sulla fiaba teatrale di Carlo Gozzi, nella primavera del 1920, ma
morì durante la composizione del terzo atto, quando era ormai giunto alla
scena della morte di Liù, tra le pagine più felici dell'opera, e lasciò
incompiuto il duetto fra Calaf e Turandot e il quadro conclusivo.
L'opera, ambientata in una Pechino ai tempi delle favole, andò in scena il
25 aprile 1926, due anni dopo la morte dell'autore, diretta da Arturo
Toscanini. Il grande maestro - l'episodio è entrato nella leggenda - posò la
bacchetta dopo l'ultima scena scritta dal compositore e disse al pubblico:
"Qui finisce l'opera, perché a questo punto il Maestro è morto. La morte in
questo caso è stata più forte dell'arte". La sera seguente Toscanini diresse
l'opera, ma tagliò gran parte delle battute del finale scritto da Alfano che
invece Pappano ha eseguito integralmente. ''Alfano non era geniale come
Puccini - ha spiegato Sir Tony alla vigilia della 'prima' - tuttavia il suo
finale dal punto di vista teatrale funziona, e quindi abbiamo deciso di
eseguirlo e di registrarlo nel disco, comprese le 104 battute soppresse da
Toscanini''.
Pappano, che di Puccini ha già inciso La Bohème, Il
trittico, La rondine, Tosca, Madama Butterfly (quest'ultima proprio con con
l'Orchestra e il Coro dell'Accademia) ha ammesso di aver ceduto al fascino
di questo capolavoro e della sua 'partitura caleidoscopica'. ''E' un'opera -
ha spiegato recentemente - che riflette tutto quanto si agitava nella musica
dei primi del Novecento, da Stravinsky a Malhler, Strauss, Debussy. Ma
Puccini non imita nessuno e rimane sempre originalissimo''. Tra soltanto
dieci giorni Roma avrà una seconda possibilità di incontro con Turandot. Il
22 marzo il Teatro dell'Opera di Roma proporrà, con la regia dell'artista
cinese Ai Weiwei, una versione scenica del dramma che assume una valenza
emotiva particolare per la presenza di tre protagonisti ucraini, la
direttrice d'orchestra Oksana Lyniv, il soprano Oksana Dyka e il baritono
Andrii Ganchuk.
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