Giornale della Musica
Stefano Nardelli 
Wagner: Lohengrin, Bayreuth, 03 Agosto 2010
Uomini e topi
 
Trionfa Kaufmann nel nuovo “Lohengrin” di Bayreuth
 
Aria di novità al Festival di Bayreuth 2010, il primo sotto piena responsabilità delle sorelle Wagner.
La nuova era si apre con un “Lohengrin” affidato a nomi sicuri ma quasi tutti alla prima esperienza sulla collina verde, a cominciare dalla coppia protagonista, Jonas Kaufmann e Annette Dasch. Kaufmann torna allo stesso ruolo a un anno dal debutto a Monaco e trionfa, laureandosi come miglior Lohengrin di questi anni: bel timbro brunito, fraseggio impeccabile, interpretazione matura e moderna nel rigetto di una tradizione di canto sclerotizzata. “In fernem Land” e “Mein lieber Schwan” sono un continuo variare fra espressione eroica e lancinante senso di mancanza, cifra di inquietudini esistenziali profonde. Sotto lo stesso segno, la Elsa di Annette Dasch, la cui interpretazione matura fa abbondantemente perdonare qualche emissione forzata. Più banali le prove dei veterani Evelyn Herlitzius, invasata Ortrud, e soprattutto Hans-Joachim Ketelsen, che sostituiva Lucio Gallo, uno stanco Telramund dalla voce oltremodo usurata.

Il giovane direttore Andris Nelson, anche lui al debutto, passa a pieni voti grazie a una lettura antieroica e intimista, nella quale ogni dettaglio strumentale è curatissimo così come il suono, levigato e omogeneo dell’ottima orchestra. Soprattutto fa cantare solisti e lo splendido coro. Arriva nel tempio del wagnerismo con oltre trent’anni di mestiere, il regista Hans Neuenfels e non rinuncia alla radicalità che ne è il segno da sempre. E per Bayreuth immagina il Brabante come un laboratorio abitato da un’esercito di ratti. Come in Rashomon, le verità sono diverse ma unico è l’anelito all’omologazione contro cui lotta invano Elsa. Spettacolo intellettualistico e un po’ freddo, ma con buone idee e qualche inevitabile provocazione. Gran successo.
 






 
 
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