|
|
|
|
|
Famiglia Christiana, 23/10/2020 |
di Giorgio Vitali |
|
|
JONAS KAUFMANN: «NON È TEMPO DI ACUTI, MA SENZA MUSICA NON SI VIVE» |
|
Parla il grande tenore che è appena tornato alla Scala ed è uscito con un
nuovo disco, "Selige Stunde" registrato durante il lockdown della scorsa
primavera
Jonas Kaufmann non è solo il più acclamato tenore vivente
(e, secondo molti pareri, il più grande). È anche un artista che, ad onta
del successo planetario, sa parlare di sé, dei suoi successi, del mondo che
lo circonda senza traccia di divismo, e con grande sincerità. Il 20 ottobre
è tornado alla Scala per sostituire all’ ultimo minuto il collega Francesco
Meli (positivo al Covid) in un concerto diretto da Riccardo Chailly. E -
prima di un concerto con brani d’ opera a Bologna il 25 con l’ Orchestra del
Teatro Comunale diretta da Asher Fisch - il 22, sempre alla Scala, è stato
protagonista di una serata di Lieder, accompagnato dall’ amico pianista
Helmut Deutsch: “il prossimo anno festeggeremo i 30 anni di sodalizio
musicale. Come si dice in caso del trentennale delle nozze in italiano?, di
perla, ecco”). Il programma era lo stesso contenuto nel nuovo cd Sony
“Selige Stunde” (dal titolo di un Lied di Zemlinsky compreso nelle tracce,
insieme a pagine di Mahler, Richard Strauss, Schumann, Brahms, Schubert,
Grieg).
Ha spiegato Kaufmann: “I primavera eravamo entrambi bloccati
in casa per la chiusura. Ero anche contento di potermi occupare del mio
bambino appena nato, ma poi ho deciso che si doveva in qualche modo
lavorare. Non è stato facile convincere le autorità a far venire da Vienna
Deutsch, ma alla fine ci siamo riusciti, e così abbiamo incominciato a
pensare insieme a questo programma, a studiarlo, sempre nel salotto di casa
mia, per 3 settimane”.
Dunque ha visto la luce in questo
momento drammatico?
“Sì, e forse lo si avverte. Non ci sono
infatti acuti e pezzi di bravura, tutto è morbido, delicato, poetico. Si
tratta di pagine che semplicemente ci sono piaciute molto, che abbiamo
trovato adatte alla situazione”.
Come avete lavorato in
queste 3 settimane?
“Abbiamo fatto il disco, ma anche tanti
progetti che in futuro vedranno la luce, ma soprattutto ci è capitata una
cosa che mai può succedere ad un musicista professionista: abbiamo suonato e
cantato insieme, per ore, non per provare un concerto o una incisione, ma
per la gioia di farlo. Per esempio abbiamo trovato una raccolta di canzoni
viennesi bellissime, e ci siamo divertiti un sacco, io a cantarle, Helmut a
suonarle”.
Il periodo che attraversiamo però è un periodo
terribile
«Sì, in Germania i teatri sono sovvenzionati
dallo Stato, non chiuderanno mai. La Scala non chiuderà mai. Ma ci sono
tanti teatri che non vivono di sovvenzioni, che sono privati, e per loro il
futuro è pesante. Così come per tanti giovani musicisti e cantanti. Eppure
non si può rinunciare alla musica ed al teatro, a quelle 3 ore che ci
portano in una realtà diversa.”
E la mancanza del suo
pubblico, come l’ ha vissuta?
“Devo ammettere che se dico
che canto solo perché mi piace, o per la mia soddisfazione non dico la
verità. Noi abbiamo bisogno del pubblico, dell’ appaluso finale. Ho cantato
in Don Carlo a Vienna dopo tanti mesi, e mi sono reso conto che tutti noi
del cast eravamo felici di farlo, di ritrovarci, di ritrovare il pubblico”.
Ma Kaufmann ha un pensiero anche rivolto al Natale vicino: “uscirà,
finalmente, un mio cd con i canti di Natale. Ce ne sono tanti che mi
accompagnano sin dall’ infanzia, sono felice di averli incisi. E poi –
ritornando al privato – questo sarà un Natale nel quale mio figlio muoverà i
suoi primi passi. Gli faremo l’ albero, ma staremo attenti che non gli
succeda quello che successe a me alla sua età: vidi l’ albero e lo andai ad
abbracciare: e cademmo io e l’ albero! Per fortuna mio nonno aveva convinto
i miei genitori a mettere le luci elettriche e non le candele vere accese,
come si fa nella tradizione tedesca!” ---------------------------------- |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|