IODonna, 26 gennaio 2015
Di Maria Laura Giovagnini
 
APPUNTAMENTI IMPERDIBILI
Jonas Kaufmann: Venite al cinema con me?
 
Il tenore più bravo (e più bello) del mondo sarà in diretta sui grandi schermi il 29 gennaio con "Andrea Chénier". E a "Io donna" racconta questa sua "prima volta".

E alla fine viene giù il teatro. Non che sia facile da accontentare, il pubblico londinese della Royal Opera House, ma questo Andrea Chénier diretto da Antonio Pappano non ha punti deboli. Provare per credere: giovedì 29 gennaio la replica dell’opera di Umberto Giordano sarà trasmessa in diretta in 80 cinema italiani (qui l’elenco), distribuita dall’agenzia milanese Qmi (la prima in Italia a portare nelle sale contenuti alternativi ai film).

Applausi alla soprano, olandese Eva-Maria Westbroek. Pioggia di “Bravo” per il serbo Željko Lučić. Standing ovation per Jonas Kaufmann: il tenore più osannato (e più bello) del mondo, 45 anni, è perfetto nel ruolo del poeta e rivoluzionario che finirà sulla ghigliottina nella Francia del 1794 assieme all’amata Maddalena.

Aveva confessato a Io donna di non essere romantico: “Sono tedesco, non riesco a liberarmi al centro per cento del cervello, del controllo delle emozioni”. Ha sentito lontano o vicino questa parte?
Devi sempre trovare in te qualcosa del personaggio per risultare abbastanza convincente da non recitare ma “essere”. Nel caso di uno così coraggioso e coerente che lotta con la penna per il popolo, mettendo a rischio la propria vita pur di proteggere gli altri, è stato facile sintonizzarsi su quell'aspetto lì.

Come mai arriva solo ora un ruolo che le calza tanto a pennello?
Non sono cose che si decidono in una notte: per una produzione della Royal Opera House ti devi rendere disponibile cinque anni prima… Ho aspettato che le circostanze fossero ottimali: il direttore, il regista, i colleghi, la location e – last but not least – la mia età. I grandi cantanti del passato si sono cimentati con questo ruolo tra i 40 e i 50 anni. La strategia di attendere per il debutto pare aver dato buoni risultati… Ho sempre evitato di fare tutto subito. Al ruolo di Otello - che mi chiedono da dieci anni dicendo che è perfetto per la mia voce - arriverò nel 2017, quando spero di essere maturo per confrontarmi anche con le emozioni enormi mosse da quella parte e da quella musica.

Quando ha capito che la sua strada era la lirica?
Da bambino cantavo sempre. Ed è sempre stata per me una gioia divertire la gente: i genitori, gli amici... La nostra casa era aperta, c’erano grandi feste e io mi ritrovavo sempre in mezzo a raccontare barzellette o fare il mago. A 5 anni sono entrato in un coro di bambini. Iniziò tutto così…

La soddisfazione più grande della carriera?
Difficile, poche cose sono rimaste da ricevere... Mio padre (che non era felice della sua scelta professionale, ndr) è morto prima che io finissi gli studi... A volte ci si dimentica che questo mestiere non è lavoro, è gioia. I primi anni sono stati molto duri perché non avevo pieno controllo della mia voce. Oggi - se sono in forma "normale", non ho un raffreddore, per dire - non sono mai preoccupato. Tratto il canto come se stessi parlando: è naturale, è un modo di esprimere le emozioni come piangere o gridare. All’inizio l’incertezza sulla tecnica ogni sera mi provocava il dubbio: riuscirò a finire la rappresentazione? Mi portava uno stress che non mi consentiva il piacere di divertirmi sul palco, ero sempre bloccato. Ora ho la sensazione di esser in scena come nel mio salotto, so cosa fare e lo faccio.

Il passaggio quando c'è stato?
Quando ho incontrato questo insegnante, il baritono americano, Michel Rods, che mi ha dato l’occasione di ricominciare da zero con un’altra tecnica. Un processo lungo, benché nel frattempo abbia sempre cantato: dal 1995 al 1999. Quando riguardo il Così fan tutte registrato con Strehler nel 1998 mi viene da ridere: ho una voce completamente diversa, si vedeva che stavo cambiando però ancora non ero ok. Strehler era incredibile. Gridava sempre, ma aveva ragione: è stato un tiranno per creare qualcosa di straordinario. Fra le cose che mi ha insegnato, ce n'è una che tengo presente anche oggi: ogni sera si deve cominciare da zero con un personaggio. Nel momento in cui sei sicuro e vuoi farlo come le altre volte, non è più credibile: è finto, non spontaneo. Se sono aperto a quel che succede intorno, vedo e sento quel che fanno gli altri, posso reagire in modo naturale.

Il trionfo dell'Andrea Cheniér la tranquillizza o la preoccupa perché alza ulteriormente il livello delle aspettative?
Be', avrei certo sentito più pressione se fosse stato un fallimento! Ci sono sempre aspettative, ma ormai mi sono abituato...







 
 
  www.jkaufmann.info back top