Amadeus, 27/05/2014
Cesare Fertonani
 
Schubert - Winterreise
 

Dopo Die schöne Müllerin Jonas Kaufmann e Helmut Deutsch hanno registrato anche il secondo grande ciclo schubertiano, ancora più impegnativo del precedente per la tinta pressoché uniformemente cupa e per il percorso segnato, senza vie d’uscita, verso la follia e la morte che lo contraddistinguono. Kaufmann e Deutsch hanno le idee chiare al riguardo e mettono per così dire in scena la rappresentazione di un racconto parateatrale che punta a individuare e valorizzare con puntualità le specifiche caratteristiche di ogni Lied, così da far risaltare l’unicità del momento che esso segna e da ultimo ricomporre le diversità in un quadro d’insieme coerente. In qualche occasione si coglie forse nel canto la tentazione di forzare l’intonazione nel senso di una spettacolarizzazione quasi operistica, che peraltro Kaufmann è troppo accorto per realizzare davvero manifestando piuttosto una varietà di inflessioni cantabili e un’ampia gamma di soluzioni espressive perfettamente pertinenti e funzionali allo svolgersi di una narrazione che è sì teatro ma appunto dell’immaginazione e della memoria. Negli ultimi sei, decisivi Lieder del ciclo, da Täuschung in avanti, diviene chiaro l’accentuarsi di una lettura trasognata che lascia intendere come la narrazione sia ormai proiettata, in via definitiva e senza ombra di dubbio, su un piano che appartiene appunto alla memoria, all’immaginazione e alla fantasticheria e non più alla rappresentazione della realtà, se così si può dire, del viaggio d’inverno del protagonista.

 

 






 
 
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