
Tra tutti i recital possibili, quello wagneriano è il più
interlocutorio. Già tutt'altro che decisivo sempre, il brano
singolo, per poter giudicare l'idoneità vocale a un dato ruolo e
ancora meno l'eventuale statura interpretativa: ma in ambito
wagneriano, pezzullo è all'incirca un controsenso. Fatta tale
necessaria premessa, resta la suggestione sempre straordinaria
che Kaufmann sprigiona appena apre bocca; che nell'esprimersi
nella propria lingua cresce ancora; e che, ultimo ma più
importante, lo pone nella pattuglia di testa di quegli artisti
che stanno dando nuovo e totalmente moderno significato al modo
d'interpretare Wagner. Attenzione alla parola è sempre stato
detto essere il fine principale dell'interprete wagneriano: però
il disco storico fa ascoltare voci spesso onnipotenti in termini
di spessore, ampiezza, resistenza, ma anche più spesso linee
vocali dove la dinamica è circoscritta dal mezzoforte in su; dei
colori si cercano solo quelli più vistosi; di sfumature o,
dioneguardi, chiaroscuri, poco o niente. Il declamato, insomma,
sinonimo di comizio dove affermare Principi Superiori, positivi
o negativi che siano.
Sotto questo profilo, Kaufmann è un
balsamo. Il che non significa vocetta o suonini esili. Il
"Wälse" di Siegmund, per dire, ha una durata e una potenza di
ben poco inferiori a quelle d'un Melchior: ma l'intero brano, ha
una ricchezza d'inflessioni e d'accenti semplicemente
imparagonabili. In uno ammiri il ginnasta vocale: nell'altro,
l'artista. Ognuno scelga come creda, ma ascoltare un simile
Racconto di Tannhäuser; un simile soliloquio di Siegfried nella
foresta; una simile preghiera di Rienzi (molo che nessun
direttore artistico ha ritenuto dover approntare apposta per
lui, in quest'anno celebrativo: grave gaffe); un simile "In
fernem Land" dove l'esserci la seconda strofa ed essendo
Kaufmann l'artista che è, ha automaticamente significato
graduare in modo del tutto diverso gli accenti, i colori, la
tensione dell'intero brano: ascoltare tutto ciò articolarsi
lungo una serie portentosamente teatrale di mezzevoci, d'accenti
ora fieri ora rattenuti ora sfumati fino all'inverosimile ma
senza mai il minimo accenno di cincischio (e Runnicles
accompagna assai bene), significa ripensare nel profondo cosa
significhi oggi - oggi! - interpretare (non solo buttar fuori
note: interpretare) Wagner. E come ciliegina succosissima, i
Wesendonck Lieder che non esigono imperativamente voce
femminile, ma qualora anche l'esigessero, davanti a simile
esecuzione, chissene.
|