Jonas Kaufmann: un nome che gli amanti della lirica e del Lied hanno
incontrato da pochi anni, da quando si è affacciato sulla scena mondiale
con autorevolezza e decisione. Nel corso degli anni lo abbiamo ascoltato
partire da un magico e delicatissimo Tamino, per incantarci nel
repertorio di lingua tedesca in un autentico trionfo del Romanticismo
inteso nel senso migliore e più profondo.
Ha poi dato prova di sé
nel repertorio lirico francese, con altrettanta bravura. E sul finire
del 2010 ci ha regalato questo disco interamente dedicato al Verismo
italiano confermando le sue eccezionali capacità tecniche ed
interpretative. Il cd comprende 17 arie, per circa un’ora di musica, che
include alcuni brani fra i più noti del repertorio verista – come “Vesti
la giubba” dai Pagliacci di Leoncavallo – per arrivare ad altri
sicuramente meno noti, quali “Ombra di nube” di Refice.
Questo
disco dà a Kaufmann modo di dar prova di capacità interpretative
veramente fuori del comune: una caratteristica del Verismo è quella di
dare la stura ai sentimenti espressi dai personaggi senza mediazione. Il
Verismo è essenzialmente estrinsecazione di passione, il che però spesso
implica che gli interpreti si lascino facilmente andare ad effettacci
facili e di dubbio gusto.
Con il risultato che per lungo tempo
gli intenditori della musica hanno teso erroneamente a considerare
questa musica di secondo piano. Questo non è però vero, e quando il
Verismo è ben cantato e ben suonato siamo davvero su tutt’altro pianeta.
La coppia Pappano/Kaufmann penetra in questa musica con intelligenza,
con finezza, approfondendo le partiture con eleganza ma altresì con
intensa partecipazione interiore.
E questa aderenza reale ed
autentica ai sentimenti espressi dagli autori emerge con pienezza, e
convinzione, anche se in qualche punto il tenore non rifugge dalla
tentazione di qualche strappata di troppo. In genere però, la
caratteristica del timbro di Kaufmann, una voce piena e scura, in cui il
passaggio tra i registri risulta sempre accurato sotto il profilo
dell’omogeneità, si sposa naturalmente con queste arie, in cui Kaufmann
utilizza largamente il suo “smorzato” forse poco ortodosso per quanti
ritengano il Garcia la Bibbia dei cantanti lirici, ma comunque non fuori
contesto e di sicura presa.
Nel novembre 2010 Kaufmann è stato
insignito in Francia di ben due Diapason d’oro: nella categoria Lied, e
altresì come Artista dell’anno per la sua incisione di “Die schöne
Mullerin” di Schubert (pubblicato in Febbraio). Questo Cd sarà
sicuramente un successo a sua volta.
Sono stati inclusi brani
strutturalmente diversi, relativi a situazioni psicologiche differenti,
perché Verismo non è necessariamente dolore d’amore o infelicità, ma
anche gioia spontanea: e gioiosa è l’interpretazione del brindisi di
Turiddu dalla Cavalleria rusticana, che non fa certo presagire il dramma
interiore del personaggio, quale esplode in pieno invece nella
disperazione mascherata di “Mamma, quel vino è generoso”.
Ma non
è nella Cavalleria che Kaufmann dà il meglio. Personalmente vorrei
sottolineare la correttezza dell’interpretazione lamentosa e malinconica
dell’aria di Federico dall’Arlesiana, i due brani dall’Adriana, e infine
il duetto dallo Chénier che chiude il cd, che trascina gli ascoltatori
irresistibilmente verso l’apoteosi e la sublimazione, nel trionfo
dell’eterno binomio Amore/Morte.
Qui c’è forse qualche
esagerazione di troppo da parte degli interpreti e anche dell’orchestra
e della direzione di Pappano: ma in generale l’accuratezza
dell’accompagnamento costituisce uno dei grandi pregi di quest’album,
che nel complesso risulta piacevole e stimolante e, tutto sommato, anche
sobrio.
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