Opinione, 26 Gennaio 2011
di Maria Antonietta Fontana
 
Il Verismo di Kaufmann si fonde con Santa Cecilia
 

Jonas Kaufmann: un nome che gli amanti della lirica e del Lied hanno incontrato da pochi anni, da quando si è affacciato sulla scena mondiale con autorevolezza e decisione. Nel corso degli anni lo abbiamo ascoltato partire da un magico e delicatissimo Tamino, per incantarci nel repertorio di lingua tedesca in un autentico trionfo del Romanticismo inteso nel senso migliore e più profondo.

Ha poi dato prova di sé nel repertorio lirico francese, con altrettanta bravura. E sul finire del 2010 ci ha regalato questo disco interamente dedicato al Verismo italiano confermando le sue eccezionali capacità tecniche ed interpretative. Il cd comprende 17 arie, per circa un’ora di musica, che include alcuni brani fra i più noti del repertorio verista – come “Vesti la giubba” dai Pagliacci di Leoncavallo – per arrivare ad altri sicuramente meno noti, quali “Ombra di nube” di Refice.

Questo disco dà a Kaufmann modo di dar prova di capacità interpretative veramente fuori del comune: una caratteristica del Verismo è quella di dare la stura ai sentimenti espressi dai personaggi senza mediazione. Il Verismo è essenzialmente estrinsecazione di passione, il che però spesso implica che gli interpreti si lascino facilmente andare ad effettacci facili e di dubbio gusto.

Con il risultato che per lungo tempo gli intenditori della musica hanno teso erroneamente a considerare questa musica di secondo piano. Questo non è però vero, e quando il Verismo è ben cantato e ben suonato siamo davvero su tutt’altro pianeta. La coppia Pappano/Kaufmann penetra in questa musica con intelligenza, con finezza, approfondendo le partiture con eleganza ma altresì con intensa partecipazione interiore.

E questa aderenza reale ed autentica ai sentimenti espressi dagli autori emerge con pienezza, e convinzione, anche se in qualche punto il tenore non rifugge dalla tentazione di qualche strappata di troppo. In genere però, la caratteristica del timbro di Kaufmann, una voce piena e scura, in cui il passaggio tra i registri risulta sempre accurato sotto il profilo dell’omogeneità, si sposa naturalmente con queste arie, in cui Kaufmann utilizza largamente il suo “smorzato” forse poco ortodosso per quanti ritengano il Garcia la Bibbia dei cantanti lirici, ma comunque non fuori contesto e di sicura presa.

Nel novembre 2010 Kaufmann è stato insignito in Francia di ben due Diapason d’oro: nella categoria Lied, e altresì come Artista dell’anno per la sua incisione di “Die schöne Mullerin” di Schubert (pubblicato in Febbraio). Questo Cd sarà sicuramente un successo a sua volta.

Sono stati inclusi brani strutturalmente diversi, relativi a situazioni psicologiche differenti, perché Verismo non è necessariamente dolore d’amore o infelicità, ma anche gioia spontanea: e gioiosa è l’interpretazione del brindisi di Turiddu dalla Cavalleria rusticana, che non fa certo presagire il dramma interiore del personaggio, quale esplode in pieno invece nella disperazione mascherata di “Mamma, quel vino è generoso”.

Ma non è nella Cavalleria che Kaufmann dà il meglio. Personalmente vorrei sottolineare la correttezza dell’interpretazione lamentosa e malinconica dell’aria di Federico dall’Arlesiana, i due brani dall’Adriana, e infine il duetto dallo Chénier che chiude il cd, che trascina gli ascoltatori irresistibilmente verso l’apoteosi e la sublimazione, nel trionfo dell’eterno binomio Amore/Morte.

Qui c’è forse qualche esagerazione di troppo da parte degli interpreti e anche dell’orchestra e della direzione di Pappano: ma in generale l’accuratezza dell’accompagnamento costituisce uno dei grandi pregi di quest’album, che nel complesso risulta piacevole e stimolante e, tutto sommato, anche sobrio.

 

 






 
 
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