Amadeus, novembre 2013
GIOVANNI GAVAZZENI
 
The Verdi Album *****
 

L'attuale re della chiave di tenore, Jonas Kaufmann, rende omaggio al bicentenario di Giuseppe Verdi da par suo. Vale a dire seguendo le più piccole indicazioni dinamiche ed espressive dell'autore, anche quelle che di solito rimangono confinate sulla carta, lettera morta sullo spartito. Come il difficilissimo acuto sfumando, prescritto da Verdi e quasi mai rispettato (fra le poche eccezioni il grande Carlo Bergonzi), nella chiusa di Celeste Aida. Dopo le illustri collaborazioni nei recital precedenti, Kaufmann (e Verdi) meriterebbe "accompagnamenti" più curati di quelli effettuati dal maestro Morandi. La scelta dei brani è orientata a privilegiare i soggetti tratti dai due drammaturghi più amati da Verdi, William Shakespeare e Friedrich Schiller. Kaufmann è già uno sperimentato e meraviglioso Don Carlo, ma lo si vorrebbe sentire subito anche nei Masnadieri e nella Miller, dove il cantabile di «Quando le sere al placido» unisce la classe e l'educazione di un liederista alla passionalità spianata del melos italico. Kaufmann nei due grandi monologhi («Dio, mi potevi scagliare» e «Niun mi tema») di Otello promette di diventare un Moro superlativo, capace di rinnovare il mito di quel ruolo straordinario e dei suoi leggendari interpreti (ultimi Vinay, Del Monaco e Domingo). In questo disco ne offre due saggi già maturi e impressionanti. La sua voce è nata per Verdi, anche perché, qualità tecniche a parte, ha una dizione superba: l'italiano l'ha imparato bambino sulle nostre spiagge e nelle nostre città d'arte. E si sente.

 

 






 
 
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