L'opera, 1/2010
Giancarlo Landini
 
Jonas Kaufmann - Mozart, Schubert, Beethoven, Wagner

Voce di rilievo dell'attuale panorama internazionale, Jonas Kaufmann si conferma artista di spicco, per la capacità di riportare l'eccellenza vocale alle esigenze drammatiche.

In questo caso si cimenta con il repertorio tedesco.
Si ascoltano: «In fermen Land» e «Mein lieber Schwan!» dal Lohengrin, «Das Bildins ist bezaubend» e «Die Weisheitslehre dieser Knaben... Wie stark ist nicht» dalla Zauberflöte, «Was quälst du mich» da Fierrabras e «Schon wenn es beginnt» da Alfonso und Estrella, «Gott! Welch Dunkel hier!» dal Fidelio, «Winterstürme wichen dem Wonnemond» da Die Walküre, «Amfortas!- Die Wunde! » e «Nur eine Waffe taugt» dal Parsifal.

Pagine notissime si mescolano ad altre meno famose. Bisognerà però osservare che la presenza dei brani del Parsifal, dell'intera scena tra Tamino e lo Sprecher, ma anche la scelta di eseguire per intero la sortita (Wagner ci perdoni) di Lohengrin, con «O Else! Nur ein Jahr», indicano la volontà, sorretta dalla autorevolezza di una potente bacchetta, quella di Abbado, di fare di un recital qualcosa di più che non la mera esibizione della voce, ma di offrire, per quanto possibile, le schegge di un personaggio e le tessere di un mondo e di una vocalità, quella dell'opera tedesca dal romanticismo schubertiano al decadentismo wagneriano.

Si dovrà precisare infine che il frammento di Die Walküre, poco più di tre minuti, è presentato nella versione originale. Jonas Kaufmann porta in dote a questo repertorio il dono di un timbro riconoscibile tra mille. La prima ottava è scura, baritonale, anche se i suoni hanno sempre dentro una schiettezza tenorile, ma di una tenorilità robusta. Si aggiunge una seconda ottava più chiara, sfogata, che basta alla tessitura dei brani affrontati. Pur tuttavia - lo noti nelle battute conclusive di «In fermen Land» - il la acuto non ha squillo argentino.

Alla voce Kaufmann aggiunge l'abilità di un canto che conosce l'arte dell'appoggio sul fiato e del legato così che può cantare Wagner con cognizione di causa e risultare di gran lunga superiore a tutti quegli specialisti che devono ripiegare su di un accidentato Sprechgesang, per nascondere le magagne della loro deficitaria organizzazione tecnica. La riprova della bontà del suo metodo ci viene offerta dalla rotondità della linea della «Bildnis Arie», che viene scolpita con elegante virilità, mentre Kaufmann ci dimostra sul campo perché Tamino sia il prodromo naturale di Lohengrin. Quest'ultimo conosce lo stupore di un affascinante canto a fior di labbro, là dove l'eroe saluta il Cigno. Kaufmann realizza il magico stupore che deve vibrare in «Mein lieber Schwann! », evitando però di abbandonarsi alle mezzevoci tipiche dei tenori di scuola italiana dell'inizio secolo, di per sé suggestive ma estranee allo stile di Wagner.

Kaufmann trova nel suo timbro le tinte di quel magico stupore che gli archi ci fanno ascoltare in orchestra. I passi più drammatici sono giustamente messi in rilievo, non senza una pertinente magniloquenza nell'attacco di «In fermen land».

Alla sapienza del canto, che dà pieno sfogo al lirismo di Parsifal e a quello di Siegmund, il tenore tedesco aggiunge il talento di un'artista che va al cuore di ogni pagina e la serve con un fraseggio sempre vivo, il cui esempio migliore può essere costituito dalla scena di Florestano dal Fidelio. Al di là dell'osservare come Kaufmann supera agevolmente anche gli scogli di una vocalità mal scritta (in taluni passi quasi ineseguibile), colpisce la virile consapevolezza conferita all'eroe beethoveniano. Nel suo canto fonde il lirismo di Wunderlich e la spinta drammatica di Vickers, di cui ci sembra ereditare il repertorio, configurandosi come il più autorevole tenore drammatico dei nostri giorni.

Osserveremo che ancora una volta - gli esempi sono molteplici - Claudio Abbado si dimostra eccellente anche in un genere difficile come quello del recital. La sua presenza contribuisce alla scelta determinante dei pezzi, ma soprattutto ad un'esecuzione dove la bacchetta e l'orchestra non sono relegate nella funzione di contorno e di cornice.

Le registrazioni, pur nello spazio limitato di un pezzo, restituiscono al brano scelto tutta la forza e l'importanza che esso rivestirebbe all'interno di un'esecuzione integrale. Concorrono al felice risultato la Mahler Chamber Orchestra e il Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Marco Finucci. Incisione allo stato dell'arte.

 






 
 
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