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Amadeus, giugno 2014 |
GIOVANNI GAVAZZENI |
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Gounod - Faust
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Artistico: *****A Tecnico: ***** |
La
preoccupazione del regista Des McAnuff era la "pertinenza" storica.
Questo il motivo per il quale ha preso il mito di Faust e lo ha
dislocato all'ombra della bomba atomica: Dr. Faust come Dr. Atomic.
Assunto arduo, perche nelle scene di massa, come nella kermesse o
nel coro di soldati, si oscilla fra Niente di nuovo sul fronte
occidentale e Titanic. Espunti i ballabili della notte di Valpurga,
l'apoteosi pompier di Margherita avviene su un contrasto che non
potrebbe essere più stridente: all'opulenza gotica del corale (Cristo è
resuscitato) corrisponde una scena minimale: l'infanticida sale al
paradiso su una scala di ferro, davanti ad un cielo puro Magritte.
L'operazione complessiva regge, anche perché i tre protagonisti
principali (Jonas Kaufmann, Marina Popvlavskaya, Rene Pape) non solo
sono quei meravigliosi cantanti che sappiamo, ma anche attori consumati:
Faust-Kaufmann ha la magia di cambiare pelle scenica e vocale;
Pape-Mefistofele e un gran signore, pieno di spirito, elegante seduttore
in gessato scuro. Gran prova dell'orchestra del Met che ci ha fatto
capire come mai Čajkovskij (e non solo lui) amasse tanto il Faust. II
direttore Nézet-Séguin gli ha dato spessore e leggerezza, tinte forti e
slancio come nell'orgia della valse, o nei guizzi delle ballate. |
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