Il richiamo del grande artista, e Jonas Kaufmann lo è a pieno
titolo, si avverte anche dalla ristampa del suo primo disco non
molto tempo dopo la sua uscita. In questo cd vengono mescolate
alcune fortunate arie di Verdi e Puccini al altre della Giovane
scuola italiana (il cosiddetto "Verismo") e del periodo pre e
post romantico tedesco, già registrate con l'accompagnamento di
Antonio Pappano e Claudio Abbado. Risentire la voce di Kaufmann
in alcune sempiterne melodie verdiane e pucciniane (assai ben
accompagnate da Marco Armiliato) è un'esperienza quanto meno
emozionante, anche perché il timbro, prima di tanti Wagner,
indimenticabili ma pesanti, era ancora più lucente e smaltato.
Ma stilare graduatorie con un artista che spazia nel tempo e si
trova a meraviglia nel repertorio italiano, francese, inglese
(Oberon) — per non parlare della madrelingua tedesca — è cosa
inutile. Dobbiamo ripetere quanto scritto per il suo ultimo
recital alla Scala: l'arte canora di Kaufmann, con un legato
superbo e una delicatezza di sfumature dinamiche da fuoriclasse,
è uno dei rari casi dove una voce moderna sorpassa anche i più
illustri esempi del passato prossimo e remoto. Sia Verdi o
Puccini, Mozart o Strauss, Gounod o Massenet, Wagner o Weber, in
seno al suo canto non è difficile spargere lacrime vere. La
chiusa è una sola: scritturate, o voi reggitori teatrali
soprattutto italiani, Jonas Kaufmann, e sul botteghino comparirà
sempre la scritta magica "Tutto esaurito". Altrimenti sarà un
altro motivo per "emigrare" a Londra, Vienna. Monaco, New York,
dove è il Numero Uno.
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