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Musica, novembre 2014 |
Giorgio Rampone/Alessandro Taverna |
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Strauss - Ariadne auf Naxos
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La recensione... a confronto |
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Così
la vede Giorgio Rampone Ridurre il Bourgeois gentilhomme di
Molière, sostituire Lully con nuove musiche di scena, inserire al posto
della turquerie e del Ballet des Nations finale un'opera seria unita a
un divertissement buffo. È la sofisticata utopia neobarocca di
Hofmannsthal in omaggio a Reinhardt, l'inedita e visionaria fusione fra
prosa e musica da cui nacque Ariadne auf Naxos, con Strauss prima
perplesso, poi sempre più convinto. Ma nel 1912 non funzionò e così si
aprì la strada all' Ariadne tutta in musica del 1916, con il « Prologo »
in luogo di Molière. Una rarità che rende imperdibile il DVD Sony della
produzione di Salisburgo 2012, nella Haus für Mozart. Peccato che il
regista Bechtolf abbia voluto strafare, innestando sulla commedia un
proprio testo in cui Hofmannstahl narra il tutto alla contessa Ottonie
von Degenfeld-Schonburg (realmente esistita), raffigurata come
inconsolabile vedova di cui è invaghito (dunque, un « doppio » di
Ariadne). Li si vedrà quasi sempre, «spettatori » o « attori » (Ottonie
e Hugo sono anche Dorimène e Dorante di Molière). Un inutile
appesantimento e, più ancora, la deviazione sentimentale di
un'ispirazione tutta intellettuale e letteraria. Lo spettacolo è
comunque ben costruito e ricco di invenzione e si fa perdonare quasi
tutto (salvo l'assurda rassegna delle eroine nate dal sodalizio fra
librettista e compositore). Vero è che il suono secco e le dinamiche
meccaniche che Harding ottiene dai Wiener hanno poco di straussiano. Ma
l'amalgama delle Ninfe è perfetto e impagabile la funambolica leggerezza
vocale e scenica delle Maschere nei costumi futuristi alla Depero. Emily
Magee è un'Ariadne intensa, cupa e fiera del proprio dolore. Jonas
Kaufmann, vocalmente superbo, non è il solito Bacco stentoreo e
ingessato ma una figura viva, un giovane inconsapevole e sfrontato come
lo voleva il poeta, non privo di quel « nulla di elegante scherno» verso
Ariadne come da didascalia. E quel mostrarlo predatore in abito maculato
non è bizzarria, è l'uomo « che si lancia come una pantera su un animale
» di cui parla Zerbinetta (una spericolata Elena Mosuc) nella sua
seconda grande scena, soppressa nel 1916 (la prima fu abbreviata e
abbassata). Un taglio che, come quello del ritorno delle Maschere nel
finale, mina l'equilibrio di un lavoro costruito sul gioco ironico di
elementi contrapposti. « Per me la prima forma è quella giusta, la
seconda un espediente », disse Strauss. E se fosse davvero così? Il
verdetto: ****
Così la vede Alessandro Taverna
Ariadne avi Naxos è una prodigiosa macchina teatrale, frutto tra i più
singolari della collaborazione che Strauss e Hofmannsthal instaurarono
per venti anni tentando le forme messe a disposizione dalla storia del
teatro musicale. Con Ariadne la forma è stata tentata due volte, non
bastando l'originalità dell'innesto tra la commedia di Moliére e l'opera
seria, fra il destino del Borghese gentiluomo e la sorte della
principessa abbandonata e inconsolabile. Ariadne auf Naxos prende forma
una seconda volta con l'atto unico preceduto da un prologo che dovrà
raccontare le vere ragioni per cui Arianna può ritrovarsi fianco a
fianco con Arlecchino e Brighella, presentando una folla di personaggi
alle prese con i preparativi di uno spettacolo ed un Compositore
costretto a prendere coscienza che la sua opera d'arte deve accettare il
compromesso, contaminarsi, sottostare alle volontà di un mecenate tanto
ricco quanto capriccioso. Impossibile restare fedeli a se stessi.
Al Festival di Salisburgo, un paio di anni fa, riproporre la prima
versione significava in realtà apparecchiarne un'altra ancora su un
terreno a metà strada fra le due. Più che un teatro c'era bisogno di un
salotto aristocratico dove Hofmannsthal - impersonato da Michael
Rotschopf - potesse entrare in scena in visita alla contessa Ottonie von
Degenfeld - Regina Fritsch - l'amica che posò in segreto per Ariadne e
altre eroine straussiane. Le battute il regista Sven Eric Bechtolf le
prende in prestito dal meraviglioso carteggio che testimonia le tante
affinità fra il letterato e la nobildonna - ma con due DVD a
disposizione è un peccato non aggiungere qualche supporto informativo
sui tanti elementi su cui si fonda questa produzione.
Hugo e
Ottonie finiranno per sconfinare fra le poltrone del teatrino domestico
e sulla scena del dramma dove la nobildonna può riconoscere il proprio
doppio e dove un mareggiata ha fatto arenare tanti pianoforti gran coda.
Ad esaltare tutte le contraffazioni stilistiche e tutte le vertigini
cromatiche ci pensano splendidamente i Wiener Philharmoniker con Daniel
Harding. In veste di Bacchus leopardato Jonas Kaufmann solleva di molto
la temperatura dello spettacolo. Vanno bene il temperamento di Emily
Magee - Ariadne - e le colorature di Elena Mosuc - Zerbinetta - ma la
sortita del tenore, che si svela quale prestante gigolò, vale da sola
tutto lo sforzo profuso per far funzionare la complessa macchina
teatrale. Il verdetto: ****
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