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Corriere del Mezzogiorno, 23. Juli 2020 |
di Mariella Pandolfi |
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Kaufmann e Tézier: da cittadini del mondo a napoletani d'adozione
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Non c'è dubbio che si respi- ri aria di festa,
rilassata, amicale fra le star della lirica presenti a Napoli in questi
giorni, desiderose di condividere ogni momento, libero dalle prove, per una
corsa sulla costiera amalfitana, una cena su una terrazza di un ristorante
di Posillipo, per visitare Capri, Pompei, Paestum, o musei che la città
offre.
Già la soprano Anna Netrebko aveva postato su Instragam delle
foto che mostravano il proprio entusiasmo per Capodimonte, reggia museo del
'700 aureo Napoletano, come il teatro di San Carlo. Ed ecco perché una
visita al museo ha avuto una valenza particolare per gli artisti lirici
presenti a Napoli in questo momento, che riconoscono nella storia della
città, un luogo fondatore per la musica.
Una visita al museo di
Capodimonte, che Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier, con le loro famiglie, non
volevano mancare: una rivisitazione intima del gran tour esplorando prima il
parco e nel cul de sac alcune le panchine di «amici» fedeli, con due targhe
che citano Winterreise e Das Lied von der Erde di Schubert e Mahler, in
omaggio ai due gioielli interpretativi di Jonas Kaufmann e una terza sulla
fine dei Borbone che partendo lasciarono nella reggia tutte le opere d'arte
e gli oggetti di valore.
Una rapida sosta davanti a Brueghel,
Botticelli, Masaccio per poi immergersi, con cuffie appositamente sanificate
anti Covid, nell'atmosfera della mostra Napoli, Napoli. Di lava porcellana
musica, ascoltando e commentando il ruolo di Napoli grande capitale nel '700
della musica e non solo.
E cosi la conversazione fra Jonas Kaufmann e
Ludovic Tézier si apre su considerazioni storiche politiche della città e i
loro commenti sul ruolo delle corti europee nelle vicende del regno, la
Napoli del 1799. O ancora la divisione fra un aragonese «Regnum Siciliae
citra Pharum e un angioino ultra Pharum» per distinguere la parte
continentale da quella insulare del regno, poi definitivamente diventato nel
1816 regno delle due Sicilie, con il ritorno dei Borbone, dopo la fine del
regno di Gioacchino Murat. Un dialogo colto sulle varie sale della mostra:
non sono solo grandi artisti, non solo assetati di vita e di energia
coinvolgente.
Il grande tenore e il grande baritono, spesso complici
raffinati sulla stessa scena, da Werther a Don Carlo, sono uomini colti,
conoscono i momenti creativi e distruttivi della storia europea, l'uno di
Munich, l'altro di Marseille sono interessati ad approfondire il ruolo che i
re di Francia e l'impero Asburgico hanno avuto nella storia di Napoli. E
cosi il ruolo della rivoluzione Napoletana del '99 ritorna nel loro dialogo,
osservando la stanza del potere che racconta con le suggestive casse di
legno e il ritratto di Napoleone coperto da un lenzuolo, la disfatta del
regno di Murat e la vendetta che distruggerà una parte importante dell'elite
napoletana. I loro commenti si estendono poi al ruolo del vulcano nella vita
della città, a quel Vesuvio in eruzione, immortalato dalla musica di
Giovanni Pacini. E ancora riflessioni sul gran Grand Tour, su come
intellettuali, artisti, poeti siano arrivati a Napoli per poter recuperare
con un rito di passaggio un'identità più esclusiva e cosmopolita. Un grande
amore, rispetto e conoscenza per la cultura e la storia di Napoli, di Jonas
Kaufmann e Ludovic Tézier trasformatisi in questi giorni da cittadini del
mondo a «napoletani di adozione». Kaufmann, in particolare, ha visitato
molte volte Napoli, ama particolarmente la biblioteca dei Gerolomini, negli
archivi del Banco di Napoli è stato molto interessato nel leggere il
contratto di Caravaggio per le sette opere della misericordia e infine, non
svelo nessun segreto, nel ricordare che, durante le feste natalizie ama
preparare lui stesso una perfetta pastiera napoletana. I loro percorsi di
vita dialogano su un'idea condivisa del conoscere, dove la musica ne è di
certo il collante, integrata comunque da una lettura della realtà umana ben
più articolata. Inoltre l'ironia e il gioco fa parte anche del loro modo di
essere artisti e allora davanti alla mostra di Cala - trava, sempre nel
museo di Capodi -monte, hanno deciso che bisognava visitarla, non solo
perché amano il grande architetto, ma soprattutto perché il Nome Calatrava è
indissolubile dalla loro complicità di artisti. I due protagonisti
interpreti di Don Alvaro e Don Carlo di Vargas. hanno dato vita ad
un'edizione indimenticabile nel 2013 a Munich e ancora un'altra a Londra
nell'aprile 2019 in cui Leonora era interpretata da Anna Netrebko. Come già
ho avuto modo di scrivere, vederli insieme sulla scena è un'esperienza che
non si dimentica e il dramma lirico, dell'opera verdiana che preferisco, ha
uno dei momenti di pathos più intensi nella scena del quarto atto nel duetto
disperato e di rabbia, «Invano Alvaro». Mentre Jonas e Ludo visitavano la
mostra di Calatrava, ho ripensato a quella scena in cui Ludovic Don Carlo
con gli occhi furenti prende per la gola Jonas Alvaro, già allontanatosi dal
mondo per espiare il suo delitto cercando invano di resistere alla vemenza
di Carlo. Poi rabbia, orgoglio furia si scatenano e si sintetizzano nella
performance acrobatica di Kaufmann che recupera il coltello e salta su un
tavolo rettangolare
Per poi gettarsi su Don Carlo. Per chi non è
riuscito a vedere «live» questa scena vi è sempre l'amato e ovvi necessario
streaming e su youtube si possono trovare gli otto minuti che mostrano tutta
la grandezza di questi due artisti. Jonas e Ludo hanno cantato molte volte
insieme, la prima volta per me fu l'indimenticabile Werther del 2010 a
Parigi. Questa volta a Napoli saranno sullo stesso palcoscenico ma in due
opere diverse: Tézier nel ruolo di Scarpia di strepitosa e contenuta
perversità interpretativa del personaggio e Kaufmann nel Radames di Aida,
trasformato da eroe vittorioso e strumento di contesa amorosa, in un
personaggio più complesso della fragilità umana. Kaufmann è l'artista delle
nuances, delle contraddizioni appena accennate, Tézier della perversità
fredda: credo che Freud, pur sordo ad ogni piacere musicale, avrebbe
applaudito alla ricomposizione psicoemotiva che i due artisti fanno dei loro
personaggi.
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