Connessi all'Opera, 20 Ottobre 2020
Fabio Larovere
 
Konzert, Teatro alla Scala, Milano, 19. Oktober 2020

Concerto diretto da Fabio Luisi, con Jonas Kaufmann
 
La strana vita dei teatri ai tempi del Covid. Dopo aver rinviato all’ultimo momento la conferenza stampa di presentazione di una parte di stagione, un nuovo intoppo tocca il Teatro alla Scala. Domenica sera, a causa del contagio contratto da Francesco Meli (che fortunatamente è asintomatico), la Fondazione annuncia che il tenore, nell’ultima recita di Aida di lunedì 19 ottobre, sarà sostituito nientemeno che da Jonas Kaufmann. Poi i contagiati risultano essere due e così – parola di Ats – Aida non può andare in scena. Il teatro riesce allora a salvare la data con un concerto che vede Fabio Luisi sul podio di orchestra e coro, con Kaufmann nelle vesti di guest star, affiancato da tre cantanti impegnati in questi giorni nelle prove della Bohème che debutterà a novembre: i soprani Anita Hartig e Aida Garifullina e il baritono Mattia Olivieri. Nazional popolare il programma che si muove tra Verdi e Puccini, per una serata che fa molto concerti “Martini & Rossi” del bel tempo che fu.

I due soprani, griffati Dolce & Gabbana, si fanno apprezzare per la bella musicalità: Garifullina, con un elegante abito nero che fa più Violetta che Musetta, ha una voce di colore gradevole ma soprattutto vanta una fascinosissima presenza scenica. Hartig è una Mimì dal fraseggio curato e dalla voce ampia ma che tende a una certa qual rigidità nella zona superiore del registro. Mattia Olivieri è una sicurezza nei panni di un Marcello tanto piccato quanto innamorato. Fabio Luisi imprime il marchio della propria personalità a un preludio di Aida delibato nelle più intime sonorità, mentre la scena del trionfo è come ammantata da un’aura di esultanza più solenne che gioiosa. L’incedere aulico della Sinfonia da Nabucco apre a un coro introduttivo di ampio respiro e potente drammaticità, pur con qualche squilibrio dovuto alla singolare dislocazione sul palco. Nel magnifico Intermezzo da Manon Lescaut, il fraseggio trasuda febbre d’amore e di vita, per una lettura attenta a valorizzare il prezioso strumentale della compagine scaligera.

Ma l’attenzione – superfluo dirlo – è soprattutto concentrata sul divo tenore. Che si produce in una prestazione in crescendo. E soprattutto dimostra una volta di più di avere un carisma scenico capace di far dimenticare alcune criticità che pure si possono ravvisare in un canto dalla tecnica invero singolare. Ci riferiamo anche a un modo di porgere la frase che, se da un lato denota una cura addirittura maniacale delle dinamiche e dell’articolazione della parola sulla melodia, dall’altro fa un ricorso forse eccessivo a un falsetto – che non ci pare una mezzavoce – alla lunga un tantino stucchevole. In fondo, le arie d’opera italiana non sono Lieder. Il timbro è scuro, i fiati lunghi e lo strumento, sufficientemente ampio nei centri, tende un po’ a perdere consistenza nei gravi, mentre in acuto – quando le note sono prese a piena voce e non in falsetto -, pur essendoci una indubbia incisività, manca quello squillo che ti aspetteresti da un cantante attore di cotanta presenza scenica. Ma tant’è: alla fine, si ha comunque la sensazione di essere di fronte a un fuoriclasse.

Così, se in “Celeste Aida”, la frase iniziale sussurrata “Se quel guerrier io fossi” restituisce con inedita icasticità la dimensione di sogno che tale esclamazione vuole esprimere, la reiterazione di questa modalità di canto nella ripresa e nella parte finale dell’aria fa per converso perdere a Radamès quel necessario piglio eroico che è comunque connaturato al personaggio. Per l’esecuzione delle pagine da Bohème, Kaufmann si presenta poi munito di spartito da tablet, che appoggia su un leggio. Ed è un Rodolfo appassionato e giovanile, sognatore e seduttore. Ma il meglio di sé, il tenore tedesco lo dà con “E lucevan le stelle”, che cesella nel fraseggio e restituisce con quel misto di disperazione e vibrante sensualità che è una cifra imprescindibile di Cavaradossi (e di Tosca stessa). Vivo il successo di pubblico, con due bis: un trascinante “Nessun dorma” per Kaufmann e un ancor più emozionante – stante la situazione – “Va’ pensiero” per orchestra e coro.

La Scala propone altri tre appuntamenti di richiamo: stasera con Marina Rebeka e il pianista Giulio Zappa; domani con la divissima Anna Netrebko, accompagnata da orchestra e coro diretti da Riccardo Chailly, in un programma davvero impegnativo e di grande impatto sul pubblico; seguirà, giovedì 22, una Liederabend con Jonas Kaufmann e, al pianoforte, Helmut Deutsch.


















 
 
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