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L'Ape musicale, 20 Agosto 2016 |
di Gustavo Gabriel Otero |
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Recital, Buenos Aires, Teatro Colon, 14. August 2016
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Un abbraccio al Colón |
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Jonas Kaufmann è protagonista di una serata storica, che resterà
nella memoria dei presenti e che si iscrive nei momenti migliori della lunga
e gloriosa storia del Teatro Colón. |
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Buenos Aires, 14/08/2016 - Dalla sua inaugurazione nel 1908 fino all'incirca
al 1973 il Teatro Colón di Buenos Aires è stato un punto di riferimento
mondiale quanto a repertorio e interpreti. Quasi nessuna stella
internazionale ha mancato di calcare il suo palcoscenico in questa passata
epoca di splendore. Tuttavia da poco più di quarant'anni i momenti di gloria
si sono fatti rari e di breve durata. Il ritorno della qualità e dei grandi
personaggi non è che un interludio fra periodi di ombra. Questo mese di
agosto 2016 può annoverarsi, senza dubbio, fra i momenti più luminosi della
storia contemporanea del primo teatro di Buenos Aires. Subito dopo Daniel
Barenboim, Martha Argerich e Lang Lang, in pochi giorni ecco tornare Zubin
Mehta e l'Orchestra Filarmonica Israeliana, mentre si danno quattro recite
di Tosca con Eva María Westbroek, Marcelo Álvarez e Carlos Álvarez.
A
tutte queste luci si deve sommare la presenza del tenore tedesco Jonas
Kaufmann e del pianista Helmut Deutsch con un programma di lieder affrontato
con franca onestà artistica e interpretativa che hanno abbagliato e
affascinato il pubblico del Colón.
La serata ha avuto inizio con
quattro Lieder selezionati fra gli innumerevoli scritti da Schubert (Der
Musensohn; Die Forelle; Der Jüngling an der Quelle; Der Lindenbaum, quinto
Lied da Die Winterreise), per proseguire con cinque dei dodici brani
dall'opus 35 di Robert Schumann (Lust der Sturmnacht; Erstes Grün;
Wanderung; Frage; Stille Tränen). Tenore e pianista si sono uniti in una
perfetta combinazione nel conferire esatte sfumature a ogni parola, a ogni
inflessione, a ogni dettaglio. La prima parte si è chiusa con quattro pezzi
di Henri Duparc (L'invitation au voyage; Le manoir de Rosemonde; Chanson
triste; Phydilé), in cui l'interpretazione si è piegata allo stile francese
e la dizione di Kaufmann è parsa corretta. Da questa prima parte è stato
subito chiaro che i due artisti hanno cercato, riuscendovi, di differenziale
i tre autori e in ogni gruppo di Lieder ciascuno era animato da un'analisi e
una focalizzazione particolare.
Dopo l'intervallo sono giunti i
momenti di maggior emozione giacché il repertorio ha consentito al tenore di
ascendere da una interpretazione assolutamente cameristica cominciando a
mostrare un po' della pienezza dei suoi mezzo. Così i Tre sonetti del
Petrarca di Liszt scorrevano squisiti nella voce di Kaufmann con pianissimo,
filati e mezzevoci difficili da eguagliare. Il programma si è chiuso con sei
Lieder di Richard Strauss (Heimliche Aufforderung, Wozu noch, Mädchen, Breit
über mein Haupt, Ich liebe dich, Freundliche Vision e Cäcilie) in cui si è
imposto per brillantezza, estensione e volume.
Per la gioia del
pubblico ha offerto sette bis che hanno conquistato i melomani del Colón.
Ha iniziato con un'esemplare romanza del fiore da Carmen, per proseguire
con una vibrante "Celeste Aida" - acuto finale in pianissimo incluso - per
poi interpretare con profondo sentimento "L’anima ho estanca" da Adriana
Lecouvreur di Cilea.
Il delirio non cessava e ha quindi cantato la
squisita romanza "Ombra di nube" di Licinio Refice con testo di Emidio
Mucci, quindi "Nessun dorma" da Turandot di Puccini e Core’ngrato di
Salvatore Cardillo. Per finire, l'ultimo fuori programma è stato "Dein ist
mein herz ganzes" dall'operetta Das Land des Lächelns di Lehàr.
Jonas
Kaufmann, assai emozionato per la dimostrazione d'affetto e gradimento del
pubblico di Buenos Aires, ha terminato in ginocchio a terra sul palco con le
braccia aperte come in un grande abbraccio. Un gesto indimenticabile per
chiudere una serata storica, che resterà nella memoria dei presenti e che si
iscrive nei momenti migliori della lunga e gloriosa storia del Teatro Colón.
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