Operaclick, 7 Ottobre 2013
da violamargherita
 
Puccini, La fanciulla del West, Wiener Staatsoper, 5. Oktober 2013

I fanciullini del West
 
Dopo aver assistito a quel capolavoro sovrumano che è La fanciulla del West, l'impressione che mi porto a casa ieri dalla Staatsoper viennese è di aver ricevuto esattamente ciò che mi aspettavo.

Esaltante il debutto di Jonas Kaufmann nella parte. Già a partire dal suo "Chi c'è per farmi i ricci?" si capisce che nulla mancherà a questo Johnson. Esecuzione commovente di frasi come "Anche a chi non volesse rubare più ch'un bacio" o "Come mi piace sentirvi parlare così". Ma il secondo atto è ancora più prodigioso, con un "Non mi difenderò sono un dannato!" che mi rimarrà impresso a lungo. Tutto è migliorabile, per carità, ma qui siamo già a livelli storici.

Stesso commento mi sento di fare per la Stemme, con la sorpresa piacevole di una particolare cura alla dizione, per cui un passaggio così difficile (tutto terzine e duine piene di consonanti che salgono all'acuto) come "Ascolta! Forse è un bandito! Forse è Ramerrez! A noi che importa!" non ha alcuna ombra di imbarazzo. Aggiungeteci una strepitosa scena delle carte e una perorazione finale che ha commosso non solo i boys dei Cloudy Mountains californiani.

E questo è tutto.
Le parti di fianco sono cantate in ostrosiculo, con accenti continuamente e fastidiosamente alterati, un senso della frase come potrei averlo io se recitassi la parte di Zara in Puhdistus di Sofi Oksanen. Un massacro continuo e inaccettabile!

La regia di Marelli - che paga pegno a costumi orripilanti - si svolge in una specie di west contemporaneo formato da container e prefabbricati che una certa suggestività potrebbero anche ispirarla. Né si può negare che qualche tocco registico sia carino (non certo la caricaturale partenza finale in mongolfiera dei due neo-compagni). Certo, fossi in Rance - intendo proprio il personaggio non l'interprete - mai obbedirei al regista lasciando il revolver per minuti appoggiato a un tavolo lontano da me; né inizierei una partita a carte tanto delicata senza mescolare il mazzo che Minnie mi ha voluto porgere!!!

Vi sono però due protagonisti della serata che mi hanno suggerito il titolo del topic. Due fanciullini: insapori, immaturi, sciocchini, melensi, pavidi.

Il primo è Tomasz Konieczny come Rance. Cosa spinga questo beniamino del pubblico viennese ad affrontare una parte di cui possiede nulla e che risolve tutta in bofonchiare mal accentato mi risulta incomprensibile. Intendiamoci, io non l'apprezzo manco in Wagner e Mozart, ma qui siamo all'animalesco spinto (e gli animali che imita certo non hanno padroni italiani, perché i suoni sono incomprensibili).
Il secondo è Franz Welser-Möst. Classica figura di direttore ipersopravvalutato, si butta con tale timidezza e rassegnazione sulla partitura, da far pensare a due possibilità alternative: o si è reso conto che non sa cavarci fuori alcunché e dunque desidera non disturbare, oppure ha un'idea talmente kitsch dell'unione tra anima americana e melodramma postverista da dirigere con la bacchetta intinta nel miele. A ogni modo un disastro, malgrado l'orchestra suoni meravigliosamente. Coro così cosà e cosò.

Sempre peggio le fette di torta servite al bar nell'unico intervallo della serata.



















 
 
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