|
|
|
|
|
Classic Voice, ottobre 2012 |
PAOLO PETAZZI
|
|
Strauss: Ariadne auf Naxos, Salzburger Festspiele, 29. Juli 2012
|
STRAUSS, ARIANNA A NASSO
|
"Il Festival di Salisburgo poteva essere la sede adatta per
riproporre la sfortunata esperienza d'origine" |
|
INTERPRETI E. Magee, E. Mosuc, J. Kaufmann, C. Obonya DIRETTORE Daniel
Harding REGIA Sven-Eric Bechtolf COREOGRAFIA Heinz Spoerli TEATRO Haus für
Mozart
Un' occasione perduta. Sono passati cento anni dalla prima
rappresentazione di Ariadne auf Naxos (Stoccarda 25 ottobre 1912), nella
versione originaria che con affascinante utopia univa opera, danza e teatro
di prosa. Hofmannsthal aveva ridotto, tradotto e riscritto il Borghese
gentiluomo di Molière in modo da fame la logica premessa teatrale del
complesso intrecciarsi di comico e serio in Ariadne auf Naxos, opera
rappresentata in casa di Monsieur Jourdain (al posto dello spettacolo
previsto da Molière). Il clamoroso insuccesso indusse i due autori, nel
1915-16, a sostituire il Borghese gentiluomo con un prologo scritto da
Hofmannsthal (sviluppando alcune idee già presenti nella sua rielaborazione
di Molière) e interamente musicato da Strauss. Il meraviglioso risultato
sembra aver seppellito l'utopica versione 1912; ma il Festival di Salisburgo
poteva essere la sede adatta per riproporre la sfortunata esperienza, per
offrire nuove prospettive su un progetto di enorme interesse, anche se
difficile da realizzare. Il regista Sven-Eric Bechtolf, il nuovo direttore
della sezione del Festival dedicata alla prosa, ha preferito creare una
propria versione, inventarsi un giochino sciocco e garbato, in cui
effettivamente convergono teatro di prosa, musica e danza; ma salvando solo
la musica di Strauss, cioè le musiche di scena "neobarocche" per il Borghese
gentiluomo, e la Ariadne auf Naxos del 1912 (con l'aria di Zerbinetta ancora
più lunga e difficile, e un tono sopra, e con poche altre non trascurabili
differenze). Del testo di Molière rielaborato da Hofmannsthal rimane appena
una traccia, molti personaggi sono soppressi, alcune frasi salvate cambiano
interprete. Si aggiungono però altri testi e due personaggi, Hofmannstahl in
persona e la contessa Ottonie von Degenfeld-Schonburg. Le lettere che i due
si scambiarono dal 1910 mostrano una amicizia profonda (non sapremo mai
quanto): Hofmannsthal cerca di riportare alla vita Ottonie, prematuramente
vedova e distrutta dal dolore. Nella versione di Bechtolf il poeta le
racconta il progetto sul Borghese gentiluomo/Arianna a Nasso,
coinvolgendola. Ci sono frammenti di lettere a Strauss e del Prologo 1916, e
c'è, purtroppo, qualcosa dello stesso Bechtolf. Arianna crudelmente
abbandonata somiglia a una vedova inconsolabile, e in Molière è vedova anche
la marchesa Dorimène, corteggiata inutilmente da Jourdain (che per lei
organizza lo spettacolo) e con successo da Dorante (interpretato a
Salisburgo dall'attore che fa Hofmannstahl, mentre Ottonie è Dorimène). Il
poeta e la bella Ottonie assistono all'opera insieme con Jourdain e gli
altri, e la contessa si sdoppia: è spettatrice, ma si avvicina ad Arianna in
scena (l'isola è rappresentata da due pianoforti rotti e rovesciati), quasi
identificandosi in lei. Tutto il gioco si regge sul banale e vacuo intreccio
tra biografia e creazione. Gli interventi coreografici di Heinz Spoerli sono
pertinenti, gli attori sono bravi, la regia rinuncia alle idee, ma rivela
una alta professionalità. Daniel Harding si difende con piena dignità
dirigendo una partitura che gli è stata affidata non molti mesi fa e che può
ancora approfondire; Emily Magee ha un registro grave non adeguato alla
parte iniziale della grande aria di Arianna; ma poi è intensa e pienamente
persuasiva, soprattutto nel duetto finale con il magnifico Jonas Kaufmann
nei panni di Bacco. Elena Mosuc affronta con impeccabile sicurezza la parte
di Zerbinetta, ancora più impervia nella prima versione; ma né il regista,
né lei stessa sembrano avere molto da dire sul personaggio.
|
|
|
|
|
|
|