Giornale della musica
Stefano Nardelli
Strauss: Der Rosenkavalier, Baden-Baden, 25 January 2009
Un cavaliere da sogno
Trionfa a Baden-Baden lo splendido "Rosenkavalier" diretto da Christian Thielemann
Capita talvolta che, anche usando i migliori ingredienti, la pietanza non soddisfi il palato. Non è così per il "Rosenkavalier", piatto forte dei Winterfestspiele al Festspielhaus di Baden-Baden: si è scelto il meglio quello che a buon titolo si ricorderà come uno delle migliori esecuzioni dell'opera straussiana degli ultimi anni. Difficile dare la palma alle tre primedonne della serata. Nobiltà di fraseggio e misura espressiva conferiscono a Renée Fleming l'aristocratica autorevolezza e la profondità delle grandi Marescialle del passato. Le tengono degnamente testa l'inquieto Octavian della splendida Sophie Koch e la capricciosa Sophie dell'incantevole Diana Damrau. Il loro toccante trio nel finale è un vero regalo a chi le ascolta. Reso il dovuto merito a Franz Hawlata per la vitale caratterizzazione delle volgarità in Lederhosen di Ochs, difficile anche dar conto di un lungo ed equilibrato cast che si permette autorevoli presenze anche nei ruoli minori (fra cui Jane Henschel come Annina e Jonas Kaufmann, un troppo tenebroso tenore italiano). Non poca parte del successo va dato a Christian Thielemann, straussiano di nobile schiatta, capace di evocare con eleganza e misura un universo di colori e di umori alla testa dei suoi impeccabili Münchner Philharmoniker. Per la scena si riprende (e benissimo) uno spettacolo vecchio una quindicina d'anni di Herbert Wernicke, che immaginò grandi prismi di specchi per un Settecento "di riflesso" come quello di von Hofmannstahl. Soprattutto però si ammira la fluidità di un movimento incessante capace di far sorridere e di rapirci con semplici gesti, come quello del paggio/pierrot (il bravo Uli Kirsch) che nel finale toglie la rosa d'argento dalle mani di Sophie e Octavian e la cambia con una rosa rossa per dirci che è amore vero.






 
 
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