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Giornale della musica |
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Mozart: Requiem, Bologna, 8 Giugno 2005
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Il mito stupito e il rito spogliato di Claudio Abbado
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Dall'accostamento
di mito e di rito – la Suite dal Prometeo di Nono e il Requiem mozartiano –
esce una lettura di Claudio Abbado che opta da un lato per un'intensa
lettura "morale" dell'opus laico di Nono-Cacciari-Piano e, dall'altro, per
una spoliazione del mistero rituale e dell'elemento sacro nel Requiem.
Al Teatro Manzoni ha preso il via il pacchetto di sei concerti che conducono
l'Orchestra Mozart per la prima volta fuori da Bologna (a Ferrara e al
Maggio Fiorentino). Anche questa eccellente nuova compagine può avere
qualche sbavatura, e lo si è colto nella lettura del Requiem. Il che non ha
impedito gli abituali acclamanti e festosi battimani ritmati di abbadiani
itineranti e stanziali, che in chiusura, dopo l'ultima nota del Requiem,
sono stati chiamati da Abbado a un lunghissimo silenzio in attesa degli
applausi, quasi a ristabilire una sacralità che l'asciuttissima
interpretazione ha tenuto lontana. Abbado sceglie articolazioni secche e
nette, lavora come a rendere l'effetto del "non finito", a non sovrapporre
enfasi alcuna al testamento mozartiano.
Di fronte all'amatissimo Luigi Nono, Abbado opera come un risarcimento di
questo suo lavoro a togliere. Il suo Prometeo è ancor più concentrato ed
estremo di quanto già non fosse (sono ormai vent'anni, dalle prime di
Venezia e Milano), e gli viene in supporto l'adeguatissima qualità della
Mozart e dei suoi solisti. Di alto livello, accanto all'ottimo Arnold
Schoenberg Chor istruito da Erwin Ortner, la selezione delle voci per le due
partiture: Rachel Harnisc, Petra Hoffmann, Susanne Otto e Marek Torzewski
per Nono, col live-electronics di Radio Friburgo, e Mariella Devia, Sara
Mingardo, Jonas Kaufmann e René Pape nel Requiem. |
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