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Corriere della sera, 27
novembre 2009 |
l'intervista, Daniela
Zacconi |
Jonas Kaufmann è uno dei tenori più versatili di oggi
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José: «Innocente senza scampo» |
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È uno dei nuovi «belli» della lirica. Bavarese,
una testa ribelle di ricci e un sorriso accattivante, Jonas Kaufmann è uno
dei tenori più versatili di oggi, merito di una voce brunita, di una tecnica
ferrea e di una non comune capacità interpretativa.
A Milano lei ha già cantato «Fidelio» e «Traviata», questo però è il
primo 7 dicembre. Ne sente il peso?
«"Carmen" è la mia prima nuova produzione da protagonista alla Scala. Per
fortuna ho nervi saldi e sono tranquillo. Anche perché abbiamo lavorato
bene».
Lei ha già cantato «Carmen»: com'è il suo Don José e quanto è cambiato
lavorando con Emma Dante e Barenboim?
«Ci sono alcune cose che fanno riferimento diretto a Bizet o a Mérimée,
autore del racconto. E alla fine la storia è sempre quella di Carmen e Don
José. Ma è importante cambiare, per rendere l'interpretazione più
interessante anche per noi cantanti. In questa "Carmen", per esempio, José è
più "debole". Normalmente penso a lui come a un uomo che sembra bravo e
tranquillo, ma in realtà ha qualcosa che non va: arriva ad ammazzare chi più
ama. Emma Dante ha invece preferito immaginarlo, all'inizio, come un
"innocente". Certo è che José non ha scampo: Carmen è diversa da tutte le
donne che ha incontrato e lo fa subito cadere nella sua ragnatela».
Quella di Dante è una messincena molto forte. Si è mai trovato in
difficoltà?
«Questa Carmen ama la vita e difende anche fisicamente la sua libertà. Nel
II atto seduce José, nel IV è il contrario: sono due scene forti. Ed è
giusto perché sono due caratteri che non si combattono solo a parole:
entrambi hanno la tendenza alla violenza. Certo, noi siamo cantanti e siamo
qui soprattutto per cantare. Ma il canto deve essere naturale, come la
recitazione: se uno è sempre bloccato nell'azione perché deve cantare, perde
credibilità. È importante combinare le due cose. Per esempio, alla fine del
duello con Escamillo, anche questo molto fisico, è chiaro che si arrivi con
il fiato corto. L'importante è trovare un equilibrio: un'azione verosimile
che non blocchi il canto. Il cantante deve trasmettere i sentimenti con la
voce. È questo il potere del suo strumento: la capacità di immedesimarsi nel
personaggio. È una cosa che si deve provare a livello sia emotivo sia
fisico». |
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