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L'opera, Nov/Dic 2014 |
Giancarlo Landini |
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Bizét - Carmen
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Carmen
è una delle frontiere del teatro di regia. L'opera di Bizet si
presta alle più diverse incursioni. Questa si aggiunge alla
lunga serie. Una spazio circolare ospita l'azione che si finge
in epoca contemporanea con una voluta mescolanza di costumi così
da non concorrere a determinare la posizione geografica e fare
più che mai di questa Spagna un luogo dello spirito, una
metafora.
La piazza di Siviglia è una sorta di playa,
dove i carabinieri, che si muovono come se si trattasse di una
rivista si agitano osservando il passaggio della fauna
femminile. L'impostazione, togliendo giustamente ogni dettaglio
folcloristico, riconduce l'opera a quello che dovrebbe essere:
la rappresentazione di un mondo crudele, dominato da passioni
formidabili, che nei due protagonisti diventano desiderio di
auto annientamento. E il dramma risulta ancora più crudo, se,
come in questo caso, viene messo in scena senza gesti plateali.
Carmen veste un abitino molto semplice, lontano dai cliché, ma
non per questo è meno determinata e meno indomabile. Al
contrario è una donna vera e non una marionetta. Escamillo è
quello che Don Josè non riesce ad essere. Un uomo perfettamente
inserito in un mondo volgare, privo anche di quei pochi valori
che, a suo modo, il suo rivale conserva. In questo cotesto
l'unico scivolone mi sembra la raffigurazione di Micaela, che
nel terzo atto entra con in mano un piccolo peluche, costretta
allo stereotipo della bimba cresciuta, eternamente ingenua. Non
credo che sia così. Per l'occasione si sceglie la versione con i
Recitativi di Guiraud: è legittimo. Ormai la storia del testo di
Carmen è stata tutta percorsa, abbiamo recuperato a pieno titolo
la versione francese, abbiamo mandato in soffitta quella
italiana che per decenni ha soppiantato l'originale e non solo
in Italia, abbiamo, ascoltato la versione con i parlati nelle
diverse possibili opzioni. Adesso possiamo ascoltare quella che
di volta in volta si ritiene più opportuno proporre. Franz
Welser-Möst si dimostra abile concertatore per una Carmen soft,
misurata nelle esplosioni, lontana dai turgori straussiani di
Karajan, ma anche dalla ricercatezza cameristica di Abbado. Una
direzione che fa il paio con l'abitino di Carmen e con
l'allestimento. E' un lettura lineare, per certi versi leggera,
dentro la quale si inseriscono assai bene i due protagonisti.
Jonas Kaufmann si muove a suo agio nel repertorio francese, dove
la lingua offre una bella sponda alla sua singolare
organizzazione vocale che è oggetto di feroci discussioni tra i
melomani. Non vi è dubbio che Kaufmann raggiunga il risultato e
lo fa con un canto chiaroscurato, che ottiene l'effetto
desiderato pur utilizzando una fonazione non sempre ortodossa.
Come dire che il tenore tedesco la dà ad intendere molto bene
più che intendersene perfettamente. Lo si può osservare nella
Romanza del fiore, con un gioco di nuances in odore di falsetto
più che di mezze voci. In questa edizione il fenomeno è più
scoperto che in altre prove. Tuttavia in un dvd, dove di fatto
la voce si vede più che ascoltarsi, l'interprete trae vantaggio
dal phisique du role e da indubbie capacità attoriali. Ne
dispone anche Vesselina Kasarova, che procede a fare una Carmen
affascinante. Il canto è capace di eleganze nell'Habanera e
nella Seguidilla, per accendersi di maggiore passione negli atti
successivi, anche se la cantante si mantiene sempre misurata.
All'occasione però è in grado di trarre un bel partito anche
dall'uso del registro di petto.
Michele Pertusi vince ai
punti, ma vince. La voce duttile abbraccia la tessitura anfibia
di Escamillo, mentre l'interprete conferisce risalto al celebre
brindisi, ma sa essere intenso e drammatico nel terzo atto e
fare sfoggio di belcantistiche finezze nel Duettino del IV Atto.
Mediocre invece la Micaela della Rey che, specie nell'Aria manca
di un medium pieno ed awolgente per dare corpo alla densa
melodia di Bizet. Al loro posto le parti di fianco, molto
puntuali nel Quintetto del II Atto.
Incisione e ripresa
di alto livello. Quest'ultima valorizza lo spettacolo.
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