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La Voce, 26/10/2015 |
Claudio Listanti |
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Pappano e la sua Aida 'sinfonica'
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Era
molto attesa da tutti gli appassionati di musica e d’opera, la
pubblicazione in cd dell’Aida di Giuseppe Verdi diretta da Antonio
Pappano con i complessi artistici dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, soprattutto dopo le notizie giunte al termine dell’unica
(purtroppo) recita aperta la pubblico alla Sala Santa Cecilia
dell’Auditorium Parco della Musica in concomitanza con le sedute di
registrazione effettuate nella medesima sala.
L’impressione
riportata dalla maggior parte del pubblico che aveva ascoltato quella
recita era molto positiva soprattutto per i melomani incalliti che
avevano potuto ascoltare dal vivo una compagnia di canto stellare che
comprendeva, nelle parti principali, Anja Harteros (Aida), Jonas
Kaufmann (Radames), Ekaterina Semenchuk (Amneris) e Ludovic Tézier
(Amonasro), tutti artisti molto apprezzati.
Dai primi di ottobre,
grazie alla Warner Classics, il cd è stato distribuito presso tutti i
negozi di dischi e, quindi, disponibile per il pubblico. Il cd, fin dai
primi giorni ha avuto un enorme successo di critica, basti solo pensare
ai giudizi positivi di Choc du Monde de la Musique, Diapason d'or, Le
Choix de France Musique che lo hanno riconosciuto disco dell’anno.
Questo cd è in possesso, anche, di un singolare record; dopo soli
otto giorni dalla sua uscita è risultato tra i primi 50 cd più venduti
nelle classifiche ufficiali Top of The Music, una graduatoria che
riguarda principalmente la pop music, fatto che ha riempito d’orgoglio
gli organizzatori dell’attività concertistica dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia.
Per quanto ci riguarda, dopo l’ascolto di
questo disco, possiamo dire che l’elemento più evidente, è la parte
prettamente strumentale, uno straordinario sinfonismo messo in luce da
Antonio Pappano per farci comprendere la grandezza del Verdi musicista,
seguendo passo passo lo svolgimento drammatico dell’opera e mettendo in
risalto tutta la grandezza della drammaturgia verdiana, sottolineando
ogni scena ed esaltando l’azione quando la temperatura drammatica
decolla come nel IV atto, dall’inizio fino al tragico epilogo.
Pappano risulta trascinante nelle grandi scene di massa del secondo
atto, mettendo in evidenza una cospicua brillantezza di suoni ma anche
la grandiosità, quella misteriosa e ‘mistica’ della scena del tempio di
Ftha, così come la 'notte incantata' sulle rive del Nilo del terzo atto.
Ha curato alla perfezione i tre balletti che sono contenuti nell’opera,
che Verdi inserì nel tessuto connettivo dell’opera concorrendo a donarle
la forma di un moderno Grand Opera.
Tali risultati sinfonici sono
stati possibili grazie all’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia e del relativo Coro guidato da Ciro Visco ai quali si aggiunge
la fattiva collaborazione della Banda della Polizia di Stato diretta da
Maurizio Billi. Tutti hanno fornito una superba prova conseguenza della
straordinaria professionalità di ogni singolo componente di questi
complessi.
Qualche perplessità si prova ascoltando le parti
vocali tra le quali solo il soprano Anja Harteros sembra avere il giusto
piglio verdiano per rendere quella espressività 'teatrale' che è una
delle peculiarità della linea vocale concepita da Giuseppe Verdi. Per
quanto riguarda il tenore Jonas Kaufmann, evidenzia una inappuntabile
delicatezza dell’emissione vocale, facendoci ascoltare una ‘vera’ chiusa
della celeberrima Celeste Aida; la facilità dell’emissione dei piano e
pianissimo è una sua prerogativa anche se ne fa un certo abuso. Mette
però in evidenza qualche difficoltà nel passaggio tra il registro medio
ed il registro acuto.
Per quanto riguarda il mezzosoprano
Ekaterina Semenchuk, pur possedendo una voce molto calda non riesce ad
emergere nella difficie tessitura della parte di Amneris. Per il resto
del cast, corrette le intepretazioni del baritono Ludovic Tézier e del
basso Erwin Schrott. Nelle rimanenti parti ci sono Marco Spotti (Il Re),
Paolo Fanale (Messagero) ed Eleonora Buratto (Sacerdotessa).
La
registrazione ci sembra, tecnicamente, di grande qualità, con le sue
marcate escursioni dinamiche molto adatte ad impianti di riproduzione di
grande pregio. La veste editoriale è molto elegante così come la
suddivisione in tre Cd arricchisce la qualità dell'ascolto eliminando
ogni tipo di interruzione tra una scena e l’altra di ogni singolo atto.
Un appunto, però, dobbiamo farlo circa le note che accompagnano il
disco, scritte solamente in inglese, francese e tedesco. E’ una prassi
ormai consolidata negli anni ed è riduttiva per la nostra cultura.
Comunque la si pensi il contenuto di questo triplo cd è una chiara
derivazione della cultura italiana, a partire dalla formidabile
partitura per finire all’istituzione che ha consentito la realizzazione
e la registrazione di questo capolavoro, altro indiscutibile esempio
della nostra cultura, essendo l’Accademia di Santa Cecilia uno degli
organismi più celebrati al mondo non fosse altro per i grandi successi
che ottiene in tutta Europa nelle sue applaudite tournée.
Sicuramente questa pubblicazione arricchirà le discoteche personali di
molti ascoltatori italiani. Perché non possono godere fino in fondo del
contenuto delle annesse ed interessanti note ‘personali’ di Antonio
Pappano? |
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